Riuscira’ il Coronavirus a ridurre il fumo di sigaretta?

Tra le tantissime cose che non sappiamo di questo virus che ha stravolto le nostre vite in questi ultimi 4 mesil’effetto del fumo di sigaretta quale fattore protettivo o peggiorativo è stato oggetto di discussione scientifica. Non esistono chiaramente dati conclusivi, ma esiste il forte sospetto che fumare non aiuti per niente, in caso di contagioMa approfitterò di questa notizia di nicchia tra le centinaia che hanno affollato i nostri smartphone in questi mesi, per parlare un po’ di tabagismo. Fumare con la mascherina è certamente più difficile. Vediamo se riesco a farvi venire voglia di smettere. 

Cos’è il tabagismo? 

Il fumo di sigaretta è una malattia, codificata nel sistema di catalogazione internazionale delle patologie, tra le dipendenze. Storicamente, è uno dei regali che Cristoforo Colombo ci ha riportato dalle Americhe, dove la coltivazione del tabacco era una risorsa fiorente. E lo perdoneremo solo perché ci ha portato anche i pomodori e la cioccolata, fino ad allora sconosciuta a noi tristi europei. Il fumo di sigaretta induce dipendenza perché nel tabacco è contenuta una sostanza psico-attiva, ad elevato potere euforizzante ed anti depressivo: la nicotina.  

Cosa rende così difficile smettere di fumare? 

La nicotina agisce sul sistema nervoso centrale aumentando il rilascio di alcuni ormoni, quali la dopamina e l’acido glutammico e Gamma-Amino-Butirrico (GABA), che sono in grado di ridurre la percezione del dolore, di indurre una sensazione di benessere, fino a provocare uno stato di eccitazione. Il fumo di sigaretta è il mezzo più efficace per fornire nicotina al cervello, perché aspirandone il fumo, viene assorbita dai gas alveolari del polmone e passa direttamente nel sangue capillare polmonare. Attraversare la barriera emato-encefalica è un attimo. Già 10-15 secondi dopo aver aspirato la prima boccata di fumo, gli effetti benefici della nicotina si avvertono. Siccome i livelli di nicotina calano durante la notte, i fumatori spesso riferiscono che la sigaretta “più piacevole” è la prima dopo il risveglio. In effetti il tempo che intercorre tra il risveglio e l’accensione della prima sigaretta è un efficace indicatore della gravità della dipendenza dal fumo di sigaretta, come dimostrato dal test di Fagerstrom (tab. 1). 

Domande  Risposte  Punteggio 
Dopo quanto tempo dal risveglio accendi la prima sigaretta?  Entro 5 minuti 

6-30 minuti 

31-60 minuti 

Dopo 60 minuti 

3 

2 

1 

0 

Trova difficile astenersi dal fumo nei luoghi pubblici?   

No 

1 

0 

A quale sigaretta rinuncerebbe meno volentieri?  La prima al mattino 

Qualsiasi altra 

1 

0 

Quante sigarette fuma al giorno?  10 o meno 

11-20 

21-30 

31 o più 

0 

1 

2 

3 

Fuma più frequentemente nelle prime ore dopo il risveglio?   

No 

1 

0 

Fuma anche se è così malato da rimanere a letto?   

No  

1 

0 

 

I pazienti che fumano entro 30 minuti dal risveglio e quelli che hanno un punteggio superiore a 7 sono fortemente dipendenti dalla nicotina e si possono giovare della terapia sostitutiva per la disassuefazione. 

Il fumo è molto più frequente nei pazienti con disturbi psichiatrici (ansia, depressione, schizofrenia), perché questi soggetti tendono ad “auto curarsi” con la sigaretta. Non per questo dobbiamo dimenticare i danni che la dipendenza dal fumo di tabacco provoca. 

Danni da fumo di sigaretta: panorama sconfortante! 

Negli Stati Uniti si calcola che il tabagismo sia responsabile direttamente di almeno 400.000 morti all’anno. Non solo le patologie polmonari (dalla Bronchite cronica, all’enfisema, all’insufficienza respiratoria), ma anche le malattie cardio-circolatorie (infarto miocardico, trombosi ed ictus) e le malattie oncologiche (tumore del polmone, della vescica, della mucosa orale, dello stomaco) sono provocate più o meno direttamente da questa insidiosa abitudine. se i morti sono tanti, i malati cronici e disabili ridotti in condizioni di non autosufficienza dalla sigaretta sono molti di più. Un danno incalcolabile che sta aumentando anche nei Paesi in via di sviluppo. Perché la coltivazione ed il commercio del tabacco rappresentano un fattore economico “vitale” per molti governi del pianeta, che non sanno rinunciare a questa voce di bilancio, senza badare al danno provocato. Ma si sa come ragionano i politici, anche questa è lezione del coronavirus. 

Già nel 1604, però, il re Giacomo d’Inghilterra scriveva che “fumare è un costume ripugnante per gli occhi, odioso al naso, dannoso per il cervello, pericoloso per i polmoni ed il suo fumo nero e fetido somiglia moltissimo all’orribile fumo stigio dell’abisso infernale senza fondo”. 

Voglio smettere di fumare: a chi mi rivolgo? 

Allora, vi ho convinti a smettere di fumare? O almeno a provarci. Se sì, vi dico che nelle Aziende Sanitarie ormai sono attivati servizi specifici per la disassuefazione al fumo. La terapia si basa su un approccio multidisciplinare. Abbiamo già accennato alla terapia sostitutiva con nicotina, che può essere somministrata sia sotto forma di gomme da masticare, che cerotti, che compresse. Gli antidepressivi sono parte del bagaglio farmacologico che può aiutare nel percorso di disassuefazione. Anche l’agopuntura può essere utile, anche se non ci sono studi conclusivi sulla sua efficacia. L’approccio psico-comportamentale è invece di comprovata efficacia, perché tende a ricercare ed esaltare la motivazione profonda per smettere di fumare, migliorando tutti quei comportamenti e rinforzando l’autostima spesso carente in questi soggetti, per condurci su un cammino di successo.  

Compito del medico è individuare, accompagnare ed indurre tutti coloro che vengono alla sua osservazione a smettere di fumare.  

Se ci sono riuscito anche con voi, spegnete qui il vostro ultimo mozzicone. 

Alla prossima 

Dott. Francesco Saverio Alfano-Medico Internista, Ospedale di Oliveto Citra  

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