Le scapole alate in età evolutiva

Le “scapole alate” indicano uno dei paramorfismi più diffusi nei bambini e negli adolescenti che presentano le spalle in una posizione anteriorizzata rispetto alla condizione normale.
Questo difetto viene spesso sottovalutato perché considerato un vizio posturale di lieve entità in grado di regredire spontaneamente con la crescita. In realtà, se a volte può anche ridursi, nella maggior parte dei casi, quando non si interviene immediatamente e in maniera appropriata, esso tende, invece, a restare invariato se non a peggiorare con il passare del tempo.

Le cause

Si associano generalmente ad altri paramorfismi come il dorso curvo (ipercifosi), il portamento rilassato e la rigidità delle spalle (limitazione scapolo-omerale).  A seconda delle caratteristiche distintive si dividono in scapole alate addotte e scapole alate abdotte. Oltre alle cause predisponenti come l’ereditarietà recitano un ruolo determinante alla comparsa delle scapole alate la sedentarietà e l’atteggiamento posturale scorretto abituale che a lungo andare
crea delle turbe sulla statica corporea. Infatti nei soggetti più attivi e in coloro che praticano regolarmente attività sportiva l’incidenza di tale paramorfismo è nettamente minore. Nelle scapole alate si rivela uno squilibrio tra i muscoli fissatori della scapola (trapezio medio, grande dentato e i romboidei), il cui stato ipotonico-ipotrofico
diminuisce l’azione di fissazione della scapola al torace, e i muscoli antagonisti (pettorali e motori del braccio).
Il mancato sinergismo tra questi muscoli si traduce in uno scollamento delle scapole che si allontanano dalla colonna vertebrale. Possiamo notare la comparsa delle fossette che si creano in prossimità dell’angolo inferiore scapolare e che fanno assumere alle scapole il caratteristico aspetto a due ali.
Anche se in alcuni pazienti il paramorfismo risulta essere asintomatico, in altri soggetti si può manifestare con:
– dolore e debolezza muscolare;
– deformità estetica (su una scapola o su entrambe);
– difficoltà nel compiere movimenti;
– instabilità della scapola e della spalla.

La diagnosi

Si può porre diagnosi di scapola alata, se il medico specialista, ispezionando la schiena del paziente, riscontra che la scapola è sollevata rispetto al piano toracico. Una diagnosi completa, però, deve identificare anche qual é la causa.
A questo scopo, il medico potrà richiedere ulteriori esami strumentali quali: l’elettromiografia (EMG) e la neurografia (NG), indispensabili per riconoscere eventuali problematiche associate a carico dei nervi.
Esistono degli esercizi in grado di “correggere” le scapole alate. Le percentuali di successo aumentano quanto più precocemente viene fatta la diagnosi e quanto più rapidamente viene instaurato un corretto trattamento  chinesioterapico.

Il Trattamento

Il trattamento correttivo avrà l’obiettivo di correggere le scapole alate e migliorare la postura. In un primo momento sarà rivolto a migliorare l’escursione dell’articolazione scapolo-omerale (spalla e braccio), che spesso risulta  scarsamente mobile.
In seguito si provvederà al ripristino dell’equilibrio muscolare, rinforzando i muscoli fissatori delle scapole con appositi esercizi di ginnastica correttiva.

Gli esercizi

Gli esercizi di ginnastica correttiva vanno eseguiti in maniera lenta e controllata. Il numero di ripetizioni per
esercizio è di 10-15, con pause di 60″-90″.
Eseguire gli esercizi nell’ordine prescritto e ripeterli per 2-3 volte.

Per una buona riuscita degli esercizi è sempre consigliabile farsi assistere da un professionista qualificato che possa correggere eventuali errori.

Esercizio 1

Posizione di partenza: seduto a terra “petto in fuori”, braccia estese lateralmente e palmi rivolti verso l’alto.
Esecuzione: eseguire brevi circonduzioni in senso orario.

Esercizio 2

Posizione di partenza: seduto a terra, gambe incrociate, mani sulle ginocchia, busto eretto.
Esecuzione: portare le mani alla nuca, spingere i gomiti dietro, inspirando, bloccare la posizione per alcuni
secondi, ritorno espirando.
Consigli: il movimento va eseguito prima liberamente, in un secondo momento contro resistenza che può
essere effettuata dalle mani del fisioterapista.

Esercizio 3 

Posizione di partenza: seduto a terra, gambe incrociate e braccia estese verso l’alto.
Esecuzione: flettere le braccia a candeliere, inspirando, ritorno espirando, i gomiti devono essere in linea con le
spalle.

Esercizio 4

Posizione di partenza: prono, cuscinetto sotto  l’addome, ceppo sotto la fronte, braccia fuori basso, mani a terra.
Esecuzione: sollevare le braccia dal suolo extraruotandole (“ruotare i pollici verso fuori”), abdurre le spalle. Mantenere la posizione per circa 6 secondi.

Esercizio 5

Posizione di partenza: seduto a terra, gambe incrociate, dorso alla spalliera, braccia fuori in alto. Impugnare due elastici fissati alla parte alta della spalliera o ad un supporto amovibile.
Esecuzione: mantenendo il busto eretto, il mento e l’addome retratti, tirare le molle, dall’alto verso il basso, fino alla posizione a candeliere.

Esercizio 6

Posizione di partenza: seduto, gambe incrociate, bastone basso, presa larga.
Esecuzione: mantenendo il busto in estensione, portare il bastone in alto con braccia a candeliere, esercitare una pressione con le mani verso l’interno attivando i muscoli fissatori delle scapole.

Esercizio 7

Posizione di partenza: seduto a terra o sulla panca, braccia flesse, gomiti in basso, mani all’altezza delle spalle, impugnare un elastico preferibilmente con le maniglie (l’elastico passa dietro la schiena).
Esecuzione: distendere le braccia in fuori e mantenere la posizione per alcuni secondi, quindi tornare lentamente alla posizione di partenza.

Dott.ssa Marianna Abate – Fisioterapista

Bibliografia:
Tribastone F., Tribastone P., Compendio di educazione motoria preventiva e compensativa, Società Stampa
Sportiva, pubblicazione 2001.

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