La diastasi addominale post partum

Nella pratica clinica quotidiana, mi capita sempre più spesso che neo-mamme mi chiedano consigli su come gestire la diastasi addominale post partum, e se questa sia eventualmente reversibile.

Prima di parlare delle possibilità e modalità di recupero, bisogna descrivere brevemente di cosa si tratta.

Cos’è la diastasi addominale?

Tecnicamente, la diastasi addominale è l’allontanamento dei due muscoli retti addominali a causa del rilasciamento dei tendini della linea mediana o linea alba. Lungi dall’essere una mera questione estetica, la perdita di funzione contenitiva della guaina tendinea che avvolge i due muscoli retti addominali, pesa sulla qualità della vita in termini di salute fisica e anche psicologica.

 

 

La separazione del muscolo retto addominale si risolve spontaneamente, di solito, nelle 8-12 settimane dopo il parto. Quando la distanza tra la fascia destra del retto addominale e quella di sinistra è superiore a 2,5 centimetri, siamo in presenza di diastasi, che tuttavia si risolve fisiologicamente entro 12 mesi dal parto. Se questo non avviene, il primo segno è visivo. La pancia assume una forma innaturale, strana, e tende a gonfiarsi con il passare delle ore del giorno fino quasi ad assumere la forma che aveva durante la gravidanza.

Quali sono i sintomi fisici?

I movimenti intestinali (peristalsi), per esempio, diventano evidenti a occhio nudo e si notano difficoltà digestive e respiratorie, senso di pesantezza al pavimento pelvico e, nei casi più gravi, addirittura incontinenza. Il lavoro non corretto della muscolatura addominale, comporta disturbi anche a livello della schiena. Sono tipici della diastasi l’assunzione di una posizione di iperlordosi e la comparsa di dolori alla schiena, ma anche al bacino e alle anche. In alcune posizioni, come quando si fanno le flessioni addominali da sdraiate (crunch) si evidenzia, in corrispondenza della linea alba, una strana protuberanza (cresta o pinna ) che parte dallo sterno e arriva fino all’ombelico.

La diagnosi

Tipicamente la diagnosi viene effettuata tramite ecografia addominale che, appunto, evidenzia in maniera oggettiva il danno muscolare presente.

Tecnicamente la diastasi è fisiologica fino a quando la distanza tra i due retti non supera i 2,5 cm. Se si ha di fronte, invece, un quadro di diastasi grave ossia al di sopra dei 5,0 cm sarebbe meglio rivolgersi a uno specialista in chirurgia plastica che si occupi quindi della ricostruzione chirurgica della parete addominale.

 

Nel grado lieve e moderato ci sono molti esercizi che possono diminuire il gap tra i retti nel post parto, e quindi si può tentare un approccio riabilitativo tramite un lavoro muscolare sia attivo che passivo che vada a tonificare la fascia addominale e il pavimento pelvico e, contemporaneamente, si opera un riequilibrio della statica della colonna vertebrale.

Come intervenire terapeuticamente?

Attualmente le linee guida a riguardo, eleggono il protocollo della “Ginnastica Addominale Ipopressiva” come metodo d’eccellenza. Sostanzialmente questo protocollo può essere definito come una sorta di una ginnastica posturale che riporta equilibrio tra i muscoli della catena anteriore (migliora il tono) e quella posteriore (diminuisce la tensione). La caratteristica fondamentale che la contraddistingue da altri approcci è relativa agli esercizi proposti: si tratta di esercizi in cui non aumenta la pressione intra-addominale per effetto del rilassamento del diaframma toracico. Si crea così una sinergia tra diaframma toracico, muscoli del pavimento pelvico e della fascia addominale.

Perché è particolarmente indicata nei casi di diastasi ? Cosa la differenzia dagli altri approcci alla diastasi ?

La diastasi dei retti addominali si manifesta in tutti quei casi in cui siamo in presenza di un’ipotonia importante della fascia addominale, quindi il trattamento migliore sarà basato su una attivazione delle fibre toniche. La questione di base è chiarire quali fibre muscolari siano responsabili del tono di un muscolo e in particolare della fascia addominale. Per comprendere cosa sia il tono muscolare basta pensare a cosa succede alla fascia addominale  di una persona che si trova sdraiata, seduta o in piedi. Possiamo notare che c’è una attivazione involontaria, riflessa che permette ai muscoli di svolgere la loro funzione di sostegno, protezione e contenimento degli organi addominali e pelvici.

La Ginnastica Addominale Ipopressiva è rappresentata da un insieme di esercizi  che provocano una diminuzione della pressione intra-addominale e un’attivazione tonica dei muscoli del pavimento pelvico e della fascia addominale, quindi:

  • tonifica i muscoli della fascia addominale, senza aumentare la pressione sugli organi interni del bacino,
  • rende la fascia addominale competente nella gestione degli aumenti di pressione,
  • migliora la diastasi dei retti addominali,
  • attiva in forma riflessa i muscoli del pavimento pelvico, la base di appoggio degli organi pelvici,
  • riequilibra le catena muscolari anteriore e posteriore,
  • decomprime i gangli linfatici della pelvi migliorando la circolazione delle gambe,
  • previene la discesa degli organi della pelvi o evita che ciò continui e
  • previene l’incontinenza urinaria.

Quando si esegue un esercizio addominale classico, si lavora principalmente sulla forza, ovvero sulle fibre fasiche, volontarie. Spesso si produce un aumento della curva lombare e della pressione addominale, generando una spinta della pancia verso avanti e verso il basso: il retto dell’addome si contrae per evitare un ulteriore aumento della curva che si sta producendo a livello lombare e perciò possiamo sentire che si indurisce e trema, ma lo stiamo facendo lavorare in allungamento!

Questa spinta produce un movimento dell’addome verso fuori e non verso l’interno, quindi la fascia addominale si stira e sposta gli organi interni verso il basso. Questa è una delle cause per cui le donne che praticano sport, specialmente se esercitano molto i muscoli addominali, hanno più problemi di incontinenza.

Il tipo di esercizio applicato ad un  muscolo deve sempre tenere presente l’obiettivo che si intende raggiungere (aumento di forza, contrazione volontaria o  aumento del tono, contrazione involontaria) e la funzione del muscolo stesso (Muscolo scheletrico, volontario, muove il corpo nello spazio. Muscolo parietale, involontario, contiene e protegge i visceri). Allenare una fascia addominale attraverso esercizi fasici, volontari, porta inevitabilmente ad una diminuzione ancora più importante del tono!

È facile capire, dunque, che “La Ginnastica Addominale Ipopressiva” non è semplicemente “aprire le coste” e “ritrarre l’addome”, ma fa parte di un concetto più ampio; la base da cui parte è “rafforzare la donna” e non si intende solo fisicamente!

Infine, è importante chiarire che la ginnastica ipopressiva non lavora solo sull’addome ma anche su altri distretti come, ad esempio, il pavimento pelvico.

Partiamo dal concetto che l’essere umano è un insieme di sistemi in relazione tra loro e con l’ambiente che lo circonda. Non si può pensare che lavorando su una parte del corpo, tutto il resto non ne abbia un effetto. In particolare, parlando di postura, non si può scordare che esiste una stretta relazione tra diaframma toracico, fascia addominale, pavimento pelvico e muscoli spinali profondi.

Di seguito vi mostro qualche esercizio in progressione del protocollo di Ginnastica Ipopressiva

 

Il protocollo prevede che il programma di ginnastica ipopressiva venga eseguito per almeno 12 settimane con l’aiuto di una figura terapeutica di riferimento; alla fine di questo periodo è consigliabile ri-effettuare l’ecografia addominale per osservare, oltre che con misurazioni empiriche, anche strumentalmente il cambio di condotta e di consistenza dei muscoli retti addominali.

Buon lavoro!

 

Dott.ssa Marianna Giordano – Fisioterapista

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