Protesi d’anca o coxartrosi

L’anca o articolazione coxo-femorale ci  permette di camminarecorrere e saltare.  È una delle articolazioni più flessibili e consente un’ampia gamma di movimenti (flessione ed estensione, adduzione ed abduzione, rotazione e circumduzione). È un’articolazione sferoidale semplice composta da due elementi ossei: l’acetabolo, dalla forma concava e la testa del femore, dalla forma sferica.

L’articolazione dell’anca può andare incontro ad un processo di degenerazione della cartilagine articolare che comporta un assottigliamento dello strato cartilagineo, che ricopre le superfici ossee e un consecutivo sfregamento tra di loro, producendo un fenomeno del tutto anomalo, che causa infiammazione.

Questo processo si chiama coxartrosi e può essere di tipo idiopatico e di tipo secondario. È idiopatica, quando insorge per cause sconosciute o non riconoscibili; è secondaria, quando compare a seguito di altre affezioni dell’anca, come per esempio traumi, fratture, infezioni articolari, infezioni ossee, episodi di osteonecrosi e malattie congenite dell’anca (es: displasia congenita dell’anca).

I più importanti fattori di rischio della coxartrosi sono: l’età avanzata, l’appartenenza al sesso femminile, una storia passata di infortuni articolari all’anca, la sedentarietà, l’obesità/sovrappeso, il diabete e la presenza di particolari forme di artrite, quali l’artrite reumatoide o la gotta.

La coxartrosi può essere monolaterale – cioè interessare una soltanto delle due articolazioni dell’anca – oppure bilaterale – ossia colpire entrambe le articolazioni dell’anca.

 

Il sintomo principale è il doloreche ha un’insorgenza subdola, con lo sforzo e con la ripresa del movimento. Se trascurato questo campanello d’allarme, può diventare sempre più persistente fino a limitare la deambulazione. Il dolore solitamente può localizzarsi in tre diverse regioni:

  • inguinale con irradiazione alla regione interna della coscia fino al ginocchio (più frequente);
  • glutea;
  • trocanterica (all’altezza del femore).

 

In caso di sospetta coxartrosi, una delle classiche manovre diagnostiche consiste nel testare i movimenti dell’anca del paziente, così da valutare quali risultano dolorosi o meno. Gli esami di diagnostica per immagini rappresentano un valido strumento, per valutare l’entità della degenerazione cartilaginea articolare e l’eventuale interessamento degli altri tessuti connettivi che circondano l’articolazione dell’anca.

Il trattamento della coxartrosi dipende, principalmente, dalla stadio sintomatologico della condizione. Infatti, in presenza di una coxartrosi al primo stadio o comunque caratterizzata da una sintomatologia molto lieve, i medici optano generalmente per una terapia di tipo conservativo (o non chirurgico); al contrario, in presenza di una coxartrosi a uno stadio avanzato o comunque contraddistinta da una sensazione dolorosa cronica e severa, scelgono di norma per una terapia di tipo chirurgico.

La coxartrosi è una malattia cronica, con la tendenza a un peggioramento continuo. Pertanto, la sua prognosi non può essere mai positiva.
Tuttavia i pazienti possono contare su trattamenti davvero efficaci, anche soltanto contro la sintomatologia dolorosa indotta dalla coxartrosi.

Il fisioterapista lavorerà sia in fase preoperatoria che in quella postoperatoria. Durante la fase preoperatoria la fisioterapia ha l’obbiettivo di:

  • recuperare il tono muscolare e la propriocezione dell’arto inferiore;
  • istruire il paziente sulla conoscenza di alcuni esercizi di fisioterapia respiratoria che gli saranno utili nel periodo di degenza al letto;
  • educare il paziente all’uso delle stampelle, in modo che quando dovrà usarle già sa come muoversi;

La riabilitazione post-operatoria ha l’obbiettivo di far recuperare la maggiore funzionalità possibile all’anca. Il fisioterapista utilizzerà:

  • mobilizzazioni manuali attive e passive per recuperare la mobilità;
  • esercizi terapeutici per il recupero del tono muscolare, della propriocezione e dell’equilibrio;
  • terapia antalgica: con tecniche manuali e mezzi fisici al fine di dare il massimo sollievo al paziente.

Già dai primi giorni il paziente esegue esercizi di rinforzo del muscolo quadricipite e dei muscoli glutei che sono fondamentali per la ripresa della deambulazione.  Inizialmente il paziente potrà camminare con l’aiuto di un deambulatore, poi con il passare del tempo al deambulatore si sostituiranno le stampelle fino a raggiungere il carico totale. Quando l’ortopedico autorizzerà il carico completo, il fisioterapista inizierà a lavorare sulla dinamica del passo del paziente e imposterà un training di esercizi per il recupero della funzionalità dell’anca e delle prestazioni fisiche.

E’ importante ricordare che la “nuova articolazione dell’anca è relativamente non protetta” fino a quando la muscolatura dell’arto inferiore non avrà riacquistato un adeguato trofismo muscolare. Fino ad allora bisognerà evitare alcuni movimenti che potrebbero facilitare la lussazione delle componenti protesiche.

SONO DA EVITARE MOVIMENTI DI FLESSIONE OLTRE I 90°, INTRAROTAZIONE ED ADDUZIONE DELL’ANCA.

Il pericolo di lussazione diventa minimo dopo i tre mesi.

Non bisogna sedersi su sedie troppo basse (da seduti il ginocchio non deve superare il livello dell’anca).

Per dormire sul fianco utilizzare un cuscino posto tra le ginocchia per evitare movimenti di adduzione ed intrarotazione dell’anca operata.

Non guidate prima di 2-3 mesi dall’intervento, prima di iniziare chiedete l’autorizzazione del medico.

NON PORTARE PESI ECCESSIVI

In casa è consigliabile eliminare tutto ciò che può intralciare o rendere insicuro il cammino in modo da evitare di inciampare o scivolare e quindi di cadere (tappeti, cavi elettrici, cera per i pavimenti..).

 

Dott.ssa Marianna Abate – Fisioterapista

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