L’ORTICARIA SOLARE: quando il sole dà problemi

Con l’arrivo dell’estate può essere frequente il manifestarsi di dermatiti dovute all’ esposizione ai raggi solari.

L’orticaria solare è una “fitodermatosi” caratterizzata dalla comparsa di pomfi, prurito e bruciore entro pochi minuti dall’esposizione solare, sia nelle zone esposte che non esposte, che in genere scompaiono nel giro di 24 ore.

Seppur rara, può essere una condizione fastidiosa che altera la qualità di vita e va pertanto identificata.

Può causare anche altri sintomi quali cefalea, malessere generalizzato, tachicardia, ipotensione, sincope e nei casi più gravi anche anafilassi.

Le lunghezze d’onda in grado di elicitarne la comparsa riguardano più comunemente gli UVA da soli o in associazione agli UVB o alla luce visibile.

La gravità dei sintomi è dovuta alla durata dell’esposizione, all’intensità della luce e lunghezza d’onda dei raggi ultravioletti.

Dal punto di vista epidemiologico sembra essere più frequente nelle femmine, rispetto ai maschi ed a partire dai 40 anni di età. Viene segnalata in tutti i Paesi del Mondo, a prescindere della razza, con una prevalenza che si varia dal 2 al 17%.

L’ipotesi patogenetica più accreditata è che vi sia un “precursore” a livello cutaneo o sierico che quando attivato da specifiche lunghezze d’onda diventi un “fotoallergene” in grado di legarsi alle IgE presenti sui mastociti, che sono le cellule deputate alla liberazione di istamina responsabile dei sintomi.

Per la diagnosi il “test di fotosensibilità” o “foto-test” è uno strumento indispensabile per la conferma e per stabilire le lunghezze d’onda causali. Consiste nell’esporre una piccola zona di pelle ad una quantità controllata di luce ultravioletta: se dopo questa esposizione appaiono i sintomi tipici di questa allergia, l’esame ne conferma la diagnosi.

La terapia convenzionale si fonda sull’utilizzo di antistaminici e schermi solari. La fototerapia, ovvero l’esposizione graduale a radiazioni terapeutiche in maniera da indurre una tolleranza agli UV si è dimostrata utile; questa tecnica è definita “hardening” (eliotropia desensibilizzante).

Altre terapie sono costituite da utilizzo di immunosoppresssori, antimalarici, plasmaferesi e immunoglobuline.

Il percorso terapeutico può tuttavia non essere facile ed in alcuni casi si è dimostrato efficace l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale omalizumab.

Nel complesso le opzioni terapeutiche al momento disponibili riescono a migliorare significativamente la qualità di vita delle persone colpite.

Inoltre, valgono sempre le regole di corretta esposizione al sole, ovvero la graduale esposizione al sole, (evitando l’esposizione tra le ore 12 e le 16), l’applicazione della protezione solare con alto fattore di protezione (spf 50), ripetendone l’applicazione ogni 2 ore e dopo ogni bagno. È possibile, inoltre, assumere integratori specifici prima e/o durante l’esposizione al sole.

Dott.ssa Loredana Della Valle – Immunologa ed Allergologa

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