Esiste l’osteoporosi maschile? Parola all’esperto

Lo sappiamo da sempre, sui libri è descritta, l’abbiamo studiata.

Ma quante volte, nella nostra esperienza, siamo stati certi di fare una diagnosi di osteoporosi maschile?

Si tratta forse di una chiusura mentale. Abbiamo inquadrato l’osteoporosi come una patologia che colpisce le donne, e quando ci si presenta un caso, semplicemente non ci pensiamo.

La situazione è abbastanza complessa. La letteratura non ci fornisce dati aggiornatissimi, che potrebbero essere addirittura superiori, ma uno studio del 2011 stimava in circa 1.000.000 i maschi italiani osteoporotici. Probabilmente sono molti di più. Ma anche considerando questo dato come ancora attuale, vuol dire che nella sola provincia di Salerno sarebbero più di 15.000.

E dove sono? Tutti nelle grandi città? Nascosti nelle case di riposo?

Cominciamo col dire che basterebbe fare una passeggiata nei reparti di ortopedia per capire che non solo le donne si fratturano il collo del femore, ma purtroppo questi pazienti fratturati, maschi e femmine,  spesso ancora sfuggono alle maglie della prevenzione, anche di quella secondaria, dopo essere sfuggiti alla prevenzione primaria.

Torniamo ai nostri maschietti osteoporotici.

Esistono fattori di rischio predisponenti?

Certamente sì. Fumo, ipogonadismo, uso di cortisonici per lunghi periodi, immobilizzazione per più di 3 mesi, riduzione del livello degli estrogeni, età, riduzione del livello degli androgeni, terapia per Carcinoma prostatico sono tutte condizioni che dobbiamo considerare quando approcciamo un paziente maschio, che magari è venuto nel nostro ambulatorio per un mal di schiena, o perché cadendo si è fratturato il polso. Ma anche il diabete mellito, la bronco-pneumopatia cronica, l’uso di anticoagulanti da lungo tempo, l’uso di antiepilettici vanno considerati. Una approfondita anamnesi costituisce più di mezza diagnosi, dicevano i miei maestri. Allora non dobbiamo esimerci dal porre ai nostri pazienti qualche domanda anche sulla sfera sessuale, che possa porci sulla strada di una diagnosi di ipogonadismo, da confermare poi con gli esami dovuti.

Il mal di schiena, dicevamo prima. Sì, perché in assenza di programmi di screening sulla popolazione, troppo costosi per la nostra Sanità, sempre in perenne carenza di risorse economiche, bisogna aspettare che i pazienti vengano nei nostri ambulatori, invece di andarli a cercare noi, come sarebbe più corretto.

Dunque quali sono i motivi che spingono un paziente a chiedere una visita e che dovrebbero insospettirci per una osteoporosi maschile?

I pazienti non vanno dal medico se non hanno un disturbo, quindi il dolore, in questo caso, è il sintomo più potente, ma anche il racconto di una recente frattura, la sensazione di essersi “accorciati”, o “curvati”, per una sensibile riduzione dell’altezza o per un aumento della cifosi dorsale rispetto all’età giovanile.

La diagnosi di osteoporosi maschile è, a mio parere, una diagnosi di esclusione.

Vanno infatti escluse le patologie neoplastiche (sia tumori solidi che ematologici), le disfunzioni della tiroide, l’osteomalacia renale da insufficienza renale cronica, la celiachia, il deficit di vitamina D. Vanno prescritti e praticati esami di I (emocromo, VES, pcr, transaminasi, creatinina, calcio, fosforo, fosfatasi alcalina e VIT. D.) e di II livello (FT3, FT4, TSH, Paratormone intatto, anticorpi antiendomisio, cortisoluria delle 24h, markers specifici di turnover osseo). Tra gli esami strumentali una MOC DXA di colonna e femore va richiesta nei maschi >60 anni  con fattori di rischio. Inoltre una radiografia delle colonna dorso-lombare, eventualmente integrata da una risonanza magnetica o da una T.C. completeranno l’iter diagnostico strumentale, mentre una biopsia ossea si rende necessaria nel caso di dubbio diagnostico per patologia neoplastica.

Dal punto di vista della terapia bisogna ricordare che il legislatore ha tenuto a sottolineare che “…..Prima di avviare la terapia con i farmaci sopraindicati, in tutte le indicazioni è raccomandato un adeguato apporto di calcio e vitamina D, ricorrendo, ove dieta ed esposizione solari siano inadeguati, a supplementi con Sali di calcio e vitamina D3……….”, quindi tutti i pazienti a cui viene prescritta la terapia dell’osteoporosi devono assumere integrazioni di calcio e Vit. D, se esiste uno stato di carenza o di grave ipovitaminosi D.

Non tutti i farmaci utilizzati per l’osteoporosi femminile sono stati testati per trattare anche i maschi. Quindi dobbiamo utilizzare quelli su cui esiste documentazione scientifica di sicurezza ed efficacia. La letteratura internazionale è molto chiara nell’affermare che risedronato, alendronato e denosumab sono efficaci e sicuri nella prevenzione delle fratture da osteoporosi e nel ridurre il rischio di recidiva di frattura nei soggetti di sesso maschile.

Riassumendo:

L’osteoporosi maschile colpisce circa 1 milioni di pazienti in Italia e rappresenta quindi un’entità nosologica da non sottovalutare

Una MOC DXA è raccomandabile negli uomini al di sopra dei 60 anni con fattori di rischio

Sono disponibili farmaci molto efficaci per la prevenzione delle fratture primarie e secondarie dovute ad osteoporosi anche per gli uomini

Dunque la risposta è sì, l’osteoporosi maschile esiste. Basta cercarla!

Dott. Francesco Saverio Alfano-Ambulatorio dell’Osteoporosi P.O. Oliveto Citra

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