Disgrafia: quando scrivere diventa faticoso

“Scrivi bene!”

“Non uscire fuori dal rigo.”

“Mantieni bene la penna sul foglio!”

Quante volte avete sentito pronunciare questa frase o addirittura l’avete ripetuta ai vostri figli, durante lo svolgimento dei compiti?

 

Avere una bella calligrafia alle volte sembra un’impresa ardua.

Ogni lettera ha una forma e un orientamento sul foglio diverso; basti pensare alla O che ricorda un cerchio, alla A che ricorda una capanna; alla I che è dritta, alle U che ricorda un sorriso e la E che ha tre stanghette.

O A I U E

 

Di solito questo è il classico approccio all’apprendimento delle letterine nella scrittura. Per non parlare delle infinite pagine su copia e copia delle diverse forme, seguendo il ritmo dell’alfabeto e dei tanti caratteri che ogni lettera assume per ogni stile. Si comincia con lo stampato perché l’aggancio visivo e motorio è più semplice; in seguito si passa al corsivo minuscolo e maiuscolo, da rispettare in base alla posizione della lettera all’interno della parola e della frase (pensiamo ai nomi propri di persona o all’inizio della frase dopo un punto); qui le letterine si uniscono tra loro, per formare le sillabe e le parole.

Aprendo un libro di racconti non si può che notare lo stile dello stampato minuscolo, utilizzato negli ultimi anni anche sui quaderni di scuola. Sembra di trovarsi dinanzi un caos di letterine e forme strane, che assumono posizioni diverse e si orientano sul foglio, nel rispetto anche della presenza del rigo, del quadratino o della pagina bianca. Che fatica questo processo; stiamo parlando dell’apprendimento della SCRITTURA, che comincia alla fine della scuola dell’infanzia, per poi consolidarsi nei primi due anni della scuola primaria.

Ma cosa succede quando proprio non si riesce a scrivere bene?

Quando si ha difficoltà a reggere la penna sul foglio, nel modo giusto, senza stancarsi subito e soprattutto senza bucare il foglio; quando non si riesce proprio a rispettare la presenza del rigo o quadratino del foglio; i margini sono difficili da considerare, ma soprattutto quando non riusciamo a leggere quello che abbiamo scritto.

Parliamo in questo caso di DISGRAFIA.

La disgrafia fa riferimento alla difficoltà nel tratto grafo-motorio  della scrittura; rientra nei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) insieme alla dislessia, disortografia e discalculia.

Molto spesso la disgrafia può manifestarsi insieme alla disortografia (difficoltà nella scrittura delle paroline rispettando le regole ortografiche e grammaticali), ma bisogna fare una netta distinzione tre i due disturbi, in quanto nella disgrafia, il bambino scrive male, ma rispetta tutte le regole ortografiche. Ciò naturalmente va ad inficiare sull’evoluzione della scrittura, ma soprattutto sulla qualità di quest’ultima, impedendo al bambino stesso di comprendere cosa ha scritto.

Cerchiamo di rispondere ad alcune domande comuni, legate alla disgrafia:

Quali sono i sintomi della disgrafia?
  • Difficoltà di simbolizzazione graficaà Molto spesso il bambino tende a orientare in maniera inadeguata la scrittura della lettera, capovolgendola all’interno del rigo

  • Problemi diorganizzazione spazio-temporale e visuo-spaziale à il bambino manifesta notevole difficoltà a mantenere l’andamento del rigo, uscendo spesso “fuori” dalle linee, imposte dal foglio. Dinanzi ad un compito di scrittura libera su un foglio bianco, diventa  assolutamente impossibile dare una forma lineare alla scrittura.

  • Difficoltà nei compiti di motricità grossolana à è possibile notare come il bambino disgrafico, presenti difficoltà nei compiti di motricità grossolana, in cui si richiede una gestione, nello spazio, del proprio corpo, come saltare, eseguire un percorso lineare con ostacoli o birilli, correre in maniera armoniosa.
  • Difficoltà nei compiti di motricità fine à molto spesso il piccolo scrittore non riesce a mantenere adeguatamente la penna sul foglio, utilizzando prensioni scorrette e soprattutto di difficile gestione; il bambino si stanca facilmente ad usare la mano e tende a calcare molto la forma delle letterine sul foglio.
Come capire se si ha la disgrafia?

La diagnosi di disgrafia, comprese come Disturbo Specifico dell’Apprendimento, può essere eseguita da un’equipe medica specializzata (neuropsichiatra infantile, psicologa, logopedista e neuro psicomotricista) a partire dalla fine della seconda elementare, anche se non bisogna tralasciare i piccoli segnali che possono emergere già nella fase dello sviluppo dei prerequisiti dell’apprendimento, durante la scuola dell’infanzia. E’possibile intervenire precocemente, fornendo strumenti adeguati al bambino, ma soprattutto sottoporre il piccolo ad attività specifiche per andare a stimolare e rafforzare i punti deboli presenti.

Come si cura la disgrafia?

Ogni bambino è a sé. In questo caso specifico, risulta molto utile l’intervento riabilitativo della TNPEE (Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva) e della logopedista, per fronteggiare al meglio la gestione delle difficoltà presentate. Molto spesso il lavoro maggiore coinvolge l’area della motricità fine, il cui scopo è rafforzare la muscolatura della mano per permettere un’adeguata gestione della prensione della penna, oltre al miglioramento delle capacità visuo-spaziali.

In commercio è possibile trovare numerosi ausili, che aiutano il piccolo scrittore, in difficoltà, come l’uso di penne specifiche o impugnature grip, comode per migliorare l’andamento della scrittura o quaderni con righe e quadratini evidenziati, per permettere una facile identificazione del rigo.

 

Dott.ssa Marianna Pisciotta – Logopedista

 

 

 

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